Confraternita di Santa Maria della Purità

Notizie storiche sulla Chiesa e Confraternita di Santa Maria della Purità

La Confraternita di Santa Maria della Purità fu organata fin dalla sua costituzione nella Chiesa omonima, affacciata verso il mare. La Confraternita nacque sotto il titolo e la protezione di Maria SS.ma della Purità, attorno al 1664 per volontà di Mons. Montoya, che ne introdusse il culto nel Salento. Il suo Oratorio fu costruito nel 1665 mentre le regole, approvate dallo stesso Mons. Montoya, furono sancite da regio placet nel 1768.
A questa Confraternita aderirono i facchini e gli scaricatori di porto ("Bastaggi"o "Vastasi"in dialetto gallipolino), che seppero mutare nelle regole della Confraternita lo spirito di mutualità, soccorrendo con una speciale cassa le puerpere, i malati e gli anziani. Nel descrivere l'oratorio confraternale della Purità, ci si sofferma sulla caratteristica peculiare e in altre parole sulla ricchezza di tele dipinte che ricoprono le pareti e la volta della Chiesa. Originariamente decorata "a fresco", di cui sono superstiti reliquie le immagini dei quattro evangelisti sul controprospetto, furono poi realizzate, su tavole, le grandi scene bibliche, oggi nel Museo di Gallipoli, e le lunette laterali. Aniello Letizia, notissimo nel panorama della pittura salentina del settecento, lavorò ai dipinti della Chiesa tra il 1726 ed il 1738, anche se oggi sembra problematico individuarne con certezza i lavori. Di notevole rilievo artistico è la grande tela collocata sull'altare ed eseguita dal più applaudito pittore del tempo, Luca Giordano (come attestano i documenti ritrovati di recente dal Sig. Antonio Faita a Napoli) che volle raffigurare la Madonna con il Bambino Gesù sfolgoranti di grazia tra gli oranti S. Francesco e S. Giuseppe. Un altro pittore che nella seconda metà del '700 eseguì numerose opere per la Confraternita della Purità fu Liborio Riccio, un sacerdote secolare nato a Muro nel 1720. Approdato nella Confraternita attorno al 1760, eseguì le tele laterali dei quattro profeti maggiori (Isaia, Geremia, Ezechiele e Baruch), collocati ai lati delle cantorie nel nuovo presbiterio fatto costruire sul suolo appositamente acquistato. Vi ritornò a più riprese per dipingere tutta la volta del nuovo cappellone, ai cui angoli rappresentò la Carità, la Speranza, la Fede e la Giustizia, a commento delle storie della vita di Giuseppe. Tra il 1771 ed il 1773, infine dipinse le grandi tele della navata, raffiguranti le storie di Giaele e Sisara, Giuditta e Oloferne, Mosè che fa scaturire le acque, Davide e Golia. Al 1773 risale anche il suo grande dipinto, collocato sul controprospetto, illustrante il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Molto probabilmente sono attribuibili al Riccio anche le tele alla volta della navata raffiguranti alcune scene dell'Apocalisse, storie degli antichi Patriarchi (Noè, Abramo, Giacobbe,), dei nostri progenitori Adamo ed Eva, mentre la stupenda tela del lunotto dell'attico rappresentante la Natività di Nostro Signore Gesù Cristo è stata dipinta da un anonimo pittore attorno alla prima metà del'700. Un altro elemento di decoro della Confraternita è la statuaria. Infatti sono presenti in essa diversi simulacri realizzati sia in legno sia in cartapesta. Le statue lignee sono quattro: una rappresenta la Beata Vergine Maria della Purità, artisticamente intagliata nel legno a Napoli nel 1768; un altra è quella della Madonna del Canneto che fu commissionata, sempre a Napoli, dalla Confraternita giungendo a Gallipoli il 7 luglio del 1764. Infine ci sono due piccole statue lignee, poste alle due estremità dell'altare in marmo policromo, che raffigurano San Giuseppe e San Francesco d'Assisi. Per quanto riguarda, invece, la statuaria in cartapesta ne è esempio prima di tutto il magnifico simulacro ottocentesco della Madonna Desolata che assieme al Cristo morto, adagiato nella "bara" in legno intagliato e indorato, è protagonista della commovente e pia processione che la Confraternita cura all'alba del Sabato Santo. Non da meno è la statua del 1867 di Santa Cristina, la compatrona di Gallipoli, frutto della rinnovata popolare devozione promossa dall'allora Padre spirituale della Confraternita il Can. Serafino Consiglio, magistralmente eseguita dal maestro cartapestaio leccese Achille De Lucrezi.

N.B. Tutte le notizie storiche riportate sono tratte dagli scritti del Sig. Pindinelli Elio e del Prof. Barbino Antonio

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