Congregazione Anime Sante del Purgatorio

La prima notizia certa dell’esistenza di una confraternita nella chiesa di San  Nicola di Bari di Palagonia è riscontrabile nel registro della sacra visita del vescovo Giovanni Orosco De Arzes del 1574, in cui viene espressamente menzionata l’ecclesia confraternitatis Sancti Nicolaii[1].

Tra le antiche leggende attorno a questa chiesa, una in particolare merita di essere recuperata dall’oblio. Essa, nel narrare l’arrivo della reliquia di santa Febronia a Palagonia, ci offre degli indizi molto interessanti. Protagonisti della vicenda sono fra’ Baldassarre da Licata, ovvero colui che secondo la tradizione portò le reliquie della santa a Palagonia, il barone Carlo Gravina, e il parroco della chiesa Madre. Del lungo racconto riportiamo il seguente passo, ambientato all’interno di quest’ultima:

«Tale notizia [l’arrivo della reliquia] fu accolta dal barone Gravina di Palagonia, che, in un primo momento non vi credette, ma cambiò parere dopo l’improvvisa apparizione di Febronia che gli diceva: “O principe di Palagonia, ti annunzio che a giorni avrai un erede!”. In effetti, dopo vent’anni di matrimonio sterile, il barone non sperava più in un erede. Invece, alcune settimane dopo, il Gravina apprese dalla moglie di aspettare un figliolo. Allora, alla presenza del parroco, il barone, gridando al miracolo, proclamò Febronia patrona di Palagonia e levatosi il prezioso collare e l’anello li donò alla santa, dicendo: “Farò scolpire una statua e costruire una grande chiesa per ospitare tutti i cittadini di Palagonia!”. Vent’anni dopo, morendo il barone, il figlio Nicola, saputo dalla madre quanto era accaduto al padre, fece costruire una chiesa in suo ricordo, chiamandola S. Nicola»[2].

La vicenda ha del verosimile per un preciso riscontro storico. Il barone Carlo Gravina, con testamento che reca la data 1492, disponeva la costruzione di una chiesa dedicata a San Nicola. Così fu fatto. La data del 1507, incisa nella trave binaria della porta di detta chiesa, conferma l’attuazione del proposito espresso nel testamento[3].

Questa chiesa confraternale nel 1623 era già dotata di fondazioni, rendite e benefici, così come è possibile verificare nella relazione della sacra visita del vescovo Paolo Faraone[4].

Nel registro della visita pastorale del 1655 fatta dal vescovo Giovanni Antonio Capobianco è registrata per la prima volta, all’interno della chiesa di San  Nicola, la presenza di un altare dedicato alle anime purganti[5]. Questo indizio ci fa pensare che la confraternita che in essa aveva sede fosse intitolata a tale culto.

Dai registri dei defunti custoditi presso l’Archivio Storico Parrocchiale della chiesa Madre di San Pietro, di cui San Nicola è tutt’oggi rettoria, si evince che tale chiesa sia stata anche dotata di cripta confraternale: questo dato ci dà l’ennesima prova che la confraternita presente in essa portava il titolo delle Anime Sante del Purgatorio. Leggiamo infatti nella più antica annotazione riscontrata, che il corpo di un certo mastro Natale Castro, deceduto il 17 settembre 1732 sepultum fuit in ecclesia Sancti Nicolai de Baris in fovea Congregationi Animarum Purgatori [6].

 

[1] ASDSr, G. O. De Arzes, Visitationes (1544-1574) vol. 5, 41v.

[2] M. Stelladoro, Santa Febronia, vergine e martire sotto Diocleziano, 148-149.

[3] Cfr. G. Maggiore, Riapre dopo oltre settant’anni la chiesa di San Nicola. Ne ripercorriamo le vicende tra storia e leggenda, in Chiesa Madre 1 (2004) 1, 4.

[4] Cfr. ASDSr, P. Faraone, Visitationes (1622-1626) vol. 37, 403r-404r.

[5] Cfr. ASDSr, G. A. Capobianco, Visitationes (1654-1655) vol. 40, 511v.

[6] Notifica del decesso di Natale Castro, 17 settembre 1732, in ASPMP, Registri dei defunti, vol. 3 (1716-1739) 143r. 

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