Festa della Traslazione di Sant'Antonio di Padova

La Lingua incorrotta del Santo di Padova: un mistero che affascina da oltre 750 anni.

Era l’8 aprile 1263 quando san Bonaventura da Bagnoregio, allora Ministro Generale dell’Ordine francescano, aprì la cassa contenente le spoglie di Sant’Antonio di Padova, morto 32 anni prima ed acclamato santo ad un anno appena dalla morte. L’intenzione era quella di spostare i sacri resti dalla chiesetta di santa Maria Mater Domini, in cui era stato seppellito quattro giorni dopo la morte, avvenuta il 13 giugno 1231, alla maestosa Basilica sorta intanto in suo onore. La scena che si presentò agli occhi dei presenti, al momento della riesumazione, fu sbalorditiva: mentre di tutto il corpo del Santo non restava che un cumulo di cenere ed ossa, la lingua invece – nonostante, per la sua fragilità, sia una delle prime parti del corpo a decomporsi – era rimasta intatta, “rubiconda et pulchra”, vermiglia e bella, come la descrisse san Bonaventura. Incontenibile lo stupore e la commozione di tutti: la Chronica XXIV Generalium riporta che, di fronte alla portentosa scoperta, san Bonaventura abbia esclamato: “O Lingua benedetta, che sempre hai lodato il Signore e lo hai fatto lodare dagli altri, ora appare manifesto a tutti quanti meriti hai acquistato presso Dio”.

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