Confraternita Maria SS. del Carmine e Purgatorio

ABITO DI RITO

L'abito sociale della Confraternita è composto come segue:

PER I CONFRATELLI

• Camice: di colore bianco, stretto all'altezza del sottoventre e che termina in basso con una merlettatura raffigurante, in serie alternata, una croce ed un calice;
• Cordone: che si lega alla cinta di cotone bianco intrecciato con all'estremità due pomi dello stesso colore pendenti nella parte destra.
• Scapolare: simbolo Carmelitano per eccellenza, consiste di due piccoli panni di lana tessuta a mano a forma rettangolare di color marrone, uno pendente sul petto con la scritta "DECOR", l'altro sulle spalle con la scritta "CARMELI".
• Mozzetta: mantella di color paglierino con cappuccio e bottoni marroni;
• Cappuccio: di color bianco con due fori all'altezza degli occhi che tranne durante la Settimana Santa si porta piegato sullo stesso capo del confratello;
• Scarpe: di color bianco;
• Guanti: bianchi.

Durante la Settimana Santa poi i Confratelli si dotano del:

• "lù prdon" (il bastone del pellegrino o perdono): un bordone di legno color bianco con le estremità e l'impugnatura di colore nero (usato dalla Settimana di Passione sino al Triduo Pasquale);
• "la sp'nedd" (la corona di spine): una corona ricavata da polloni di melograno intrecciata e posta da sopra al cappuccio (usata dal Mercoledì delle Ceneri fino al Sabato Santo, ad esclusione delle Domeniche di Quaresima);
• "ù lutt" (il lutto): ovvero un fiocco nero applicato alla sinistra della mozzetta a simboleggiare il momento mesto che vive il Confratello (usato durante l'Azione Liturgica in Passione Domini ed il Sabato Santo).

PER LE CONSORELLE

• Camice: di colore marrone;
• Scapolare: simbolo Carmelitano, consiste di due piccoli panni di lana tessuta a mano a forma rettangolare di color marrone, uno pendente sul petto raffigurante il quadro delle Anime del Purgatorio posto in Chiesa , l’altro sulle spalle con le insegne della Confraternita;
• Veletta: di color beige (nera dal Mercoledì delle Ceneri fino al Sabato Santo, ad esclusione delle Domeniche di Quaresima);
• Scarpe: di color beige;
• Guanti: bianchi (neri dal dal Mercoledì delle Ceneri fino al Sabato Santo, ad esclusione delle Domeniche di Quaresima).

Durante la Processione del Sabato Santo le Consorelle cambiano abito indossando:

• Camice: di color bianco;
• Scapolare
• Cingolo: bianco (nero per le portatrici delle Tre Croci);
• Cappuccio: di color bianco con due fori all’altezza degli occhi portato piegato sullo stesso capo della Consorella;
• “la sp’nedd” (la corona di spine): una corona ricavata da polloni di melograno intrecciata e posta da sopra al cappuccio;
• “ù lutt” (il lutto): ovvero un fiocco nero applicato alla sinistra della mozzetta a simboleggiare il momento mesto che vive la Consorella.

Dal 2018, il Consiglio della Confraternita si è dotato di propri scapolari, diversi da quelli degli altri Confratelli. Ciò segnerà il simbolico passaggio di consegne dei Consigli negli anni a seguire.

LO STENDARDO DELLA CONFRATERNITA

"Lo stendardo (gonfalone) che procede la lunghissima doppia fila di Confratelli e Consorelle della Venerabile Confraternita del Carmine di Mottola, nella processione della Titolare il 16 Luglio di ogni anno, è sempre appartenuto alla mia famiglia da epoca immemorabile. Mio padre Vito Giuseppe Maldarizzi, nato il 6 Luglio 1892 e tornato alla casa del Padre, tra le braccia dolcissime della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, il 26 Agosto 1994, ha portato in processione il gonfalone, ereditato a sua volta da suo padre Vito Carmine, fino all'età di 81 anni. Le consegne sono poi passate a mio fratello Vito Carmine, che si prodigò nel rifacimento dell'asta e della bandiera stellata, tutta ricamata e ornata in oro. Per tale professione di fede la mia famiglia si è guadagnata il nomignolo: "STANNARDJIR" (che significa "stendardiere"). Attualmente lo "stendardiere" è mio figlio Vito Giuseppe, che mantiene viva la tradizione di famiglia ormai secolare. Mio padre mi racconta che un suo antenato bambino, era intento ad attingere dall'acqua di una cisterna (la "fogg") con un secchio fatto in pelle di animale appeso ad una corda. Poichè il secchio era troppo pesante per le sue forze e non volendo mollarlo, per paura di essere rimproverato dai suoi genitori, cadde nella cisterna. Era in procinto di annegare, quando vide una Signora tutta vestita di bianco, che lo prese in braccio e lo riportò fuori dalla cisterna e scomparve. Il bambino tornò a casa tutto bagnato e raccontò l'episodio alla madre, che commossa pensò ad un miracolo operato dalla Madonna del Carmine, rifacendosi alla descrizione del figlio. Giunto all'età della leva militare il giovane partì e, custodendo sempre nel cuore il ricordo del miracolo ricevuto, comprò una bandiera, e una volta tornato a casa volle portarla per sempre in processione come segno di devozione e gratitudine alla Vergine del Carmine. Da allora il gonfalone, dopo averlo ceduto ad un suo discendente, fu tramandato di padre in figlio e così si è arrivati fino ad oggi. Mio padre mi raccontava che anticamente in cima all'asta della bandiera era fissato un calice di argento in cui venivano messi dei fiori durante le processioni, ma purtroppo del calice si sono perse le tracce." (Testo a cura di Giovanni Maldarizzi. Mottola, 21 Maggio 2016).