1539 - Intorno all’anno 1539 25 montellesi appartenenti alle più importanti ed agiate famiglie, costituirono una pia adunanza con il duplice scopo del culto e della carità. Fu istituita la Congrega che va sotto il nome del SS. Sacramento e dell’Immacolata Concezione; con le quote dei singoli confratelli fu istituito anche il Monte di Pietà, per impiegare le rendite dei capitali in opere di pubblico bene e carità, fornendo sostentamento ai poveri, dote alle ragazze, ed un Banco di pegni a favore della popolazione per contrastare l’usura.
La sede del sodalizio fu la chiesa dei Minori Conventuali di S. Francesco a Folloni, presso la cappella dell’Immacolata Concezione, poiché a quei tempi non esisteva l’attuale oratorio che fu edificato, ad oriente della chiesa collegiata, a spese dei congregati, nell’anno 1588 (come si rileva dallo strumento redatto dal notaio Paolo Boccuti).
29 novembre 1541 - I congregati chiesero il riconoscimento pontificio nel 1541 e nello stesso anno dal Pontefice Paolo III in data 29 novembre fu eretta la Confraternita del SS. Sacramento che venne aggregata nella pienezza dei privilegi ed indulgenze a quella di S. Maria della Minerva di Roma.
Con bolle successive sono stati riconosciuti privilegi ed accordate indulgenze: da Giulio III nell’anno 1551, da Gregorio XIII il 4 giugno 1577, da Innocenzo XI nel 1581 e 1583, da Sisto V nel 1585.
1° luglio 1789 - In data 1° luglio 1879, Leone XIII, per l’impegno profuso dai congregati nelle opere di culto e di carità, attribuì alla pia associazione il titolo di Arciconfraternita del SS. Sacramento.
Nel 1583 con Bolla di Innocenzo XI, custodita presso l’Archivio dei Minori Conventuali di San Francesco, fu convalidato l’altro titolo, cioè quello dell’Immacolata Concezione, con l’aggregazione alla Congregazione di S. Lorenzo e Damaso di Roma. In conseguenza della duplice denominazione i confrati disponevano di due vesti, quella rossa, ancora in uso, ed una di colore cenerino.
L’Arciconfraternita del SS. Sacramento possiede nella Collegiata (Chiesa di Santa Maria del Piano detta anche Chiesa Madre a Montella) la Cappella dell’Immacolata Concezione, edificata a sue spese nell’anno 1664; ha diritto di patronato sull’altare maggiore, costruito a spese del Monte di Pietà; possiede, in comunione con il sodalizio di S. Bernardino da Siena, la cappella di S. Maria SS.ma di Loreto come da strumento del notaio Russo del 30 giugno 1882; tra la cappella di S. Bernardino e la cappella del Crocifisso, vi è la cappella dei SS. Martiri ove si conserva il corpo di S. Felicissimo: anche su detta Cappella vi è il patronato dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento.
Nella contrada S. Vito, al di là del ponte del mulino comunale, fu edificata a spese della Confraternita nei primi anni dell’ ‘800 la chiesa di S. Vito, ricostruita intorno agli anni trenta. All’interno, sull’altare lavorato ad arabeschi, si venera la statua del santo che sembra opera del Seicento. Quasi a perpetuare una tradizione secolare, ogni anno, il 15 giugno, presso la chiesetta vengono distribuite ai fedeli pani in piccoli pezzi, dette panelle di S. Vito che nel passato venivano date in pasto agli animali per preservarli dall’idrofobia.
La natura particolare di questo sodalizio si rileva anche nell’attività di controllo a cui era soggetto: fino al 1978, infatti, l'Arciconfraternita del SS. Sacramento è stata l’unica fra le confraternite di Montella soggetta al controllo del Co.Re.Co.
Da quella data l’assemblea dei confrati ha accettato all’unanimità di entrare a far parte della Curia Vescovile di Nusco, accettandone l'autorità tutoria, conservando ogni diritto, titolo, precedenze, privilegi, conseguiti nella sua secolare esistenza.
Il Monte di Pietà e lo ‘Monte’ - Il Monte di Pietà, cui si e accennato, fu istituito contemporaneamente alla Confraternita, in quanto scopo principale ed essenziale di quei 25 confrati fu quello del buon vivere religioso e morale e di giovare con mezzi propri la classe bisognosa, per cui a partire dal 1544 furono effettuati acquisti di beni, fondi, fabbricati, costituzione di enfiteusi, rendite bollari, per la beneficenza.
Tra il Monte di Pietà e l’insigne Collegiata vi è sempre stato uno stretto vincolo di solidarietà in tutti i fatti religiosi, regnando il più perfetto accordo nelle funzioni sacre presso la Collegiata e nelle funebri; e per questo accordo “nell’anno 1544 nel dì 20 gennaio” con istrumento rogato da Paolo Gargano, “questa insigne collegiata Patrona della Cappella di S. Maria del Monte venerata grandemente da questi fedeli e dai limitrofi comuni offriva a questo sodalizio col bene placito della superiore autorità la Cappella suddetta, consigliando di erigervi un ampio fabbricato che servendo di sede al Monte della Pietà fossero ivi esercitate tutte le opere di pietà, di culto e della carità: ciò che fu tosto eseguito formandosi da questo Pio luogo a spese dei congregati una grande Chiesa con un vasto convento (…)“.
Dal 1469 il Casale del Monte si avviava a rimanere disabitato. La guerra e le malattie avevano ridotte a sei le famiglie residenti lassù e nel 1532 al Monte non vi era più nessun abitante, anche se, a venti anni di distanza, nel 1552, la chiesa di S. Maria figurava ancora tra le chiese parrocchiali.
Come visto nel 1544 il Capitolo cedette le chiese di S. Marco e di S. Maria, ormai non più elencate tra le parrocchie, al Monte di Pietà e questo provvide a ricostruire più ampia la chiesa di S. Maria e vi edificò accanto il convento.
I confrati del SS. Sacramento, amministratori del Monte di Pietà, entrati in possesso delle Cappelle del Monte (S. Maria, S. Marco ...), prima ancora di avviare i lavori di costruzione della Chiesa e dell’ampio Convento, pensarono di affidare la cappella di S. Maria ai Minimi Conventuali Scalzi di S. Francesco che vi presero possesso nel 1586, ma incapaci di resistere al freddo, nonché ad altri inconvenienti che presentava il meschino Convento lo abbandonarono.
In cambio della donazione ricevuta, per quanto essa non portasse vantaggi economici, ma spese e responsabilità, il Monte di Pietà si assunse l'obbligo di dotare ogni anno quattro ragazze di Montella, da scegliersi tra le più povere e le più oneste. L'Arciconfraternita del SS. Sacramento, amministratrice del Monte di Pietà, ha continuato a distribuire questi maritaggi fin dopo la prima guerra mondiale, quando la svalutazione della moneta polverizzò i capitali depositati e rese insignificante il valore della somma da distribuirsi.
Nel 1604, a seguito di strumento stipulato per notaio Salvatore Prudente dell’anno 1603, presero possesso della Chiesa e del Convento i Frati Minori Riformati di S. Francesco. Da detto atto si rileva che l’Amministrazione del Monte di Pietà offrì ai Frati “un vistoso corredo di calici, quanto bisognava per il culto, somministrò pure un corredo bisognevole per dodici Frati, di cui la Comunità doveva essere composta ed obbligavasi ancora a spesarli in ogni giorno.” Oltre a ciò, si stabiliva di rifare il Convento e di pagare un tanto annuo per formare una conveniente libreria pei loro studi.
A seguito delle leggi eversive del 1860 i frati dovettero abbandonare il complesso: con atto di retrocessione il 5 maggio 1869 questo venne riconsegnato dall’Amministrazione del Demanio sez.‘Fondo per il Culto’ all’ Arciconfraternita del SS. Sacramento; solo verso la fine del secolo vi tornano i Minori Conventuali, sostandovi fino al 1921.
Il 3 gennaio del 1642 il feudatario di Montella, Antonio Grimaldi, con atto rogato dal notaio Giovan Paolo Boccuti, donò al Monte di Pietà, che come detto era stato costituito ed era amministrato dalla Congrega del SS. Sacramento, il vasto orto (circa ottomila metri quadrati) alle spalle del convento, chiuso dal muro esterno perimetrale. Con tale atto l’intero complesso del Monte, con l’annesso Castello, divenne di proprietà a tutti gli effetti della Pia Congregazione del SS. Sacramento.
Il Monte dei Pegni ed il Monte di Pietà, operanti sempre nell’ambito dell’Arciconfraternita, ebbero riconoscimento ufficiale con decreto reale del 10.12.1785.
Detti enti cessarono la loro attività nel 1950 per l’evoluzione dei tempi ed i residui beni dei disciolti sodalizi vennero incorporati dall’Arciconfraternita con delibera dell’8 gennaio 1950.
Le leggi eversive. L’Arciconfraternita custode del Sacco di San Francesco - Si narra che nell'inverno del 1224 i frati fossero rimasti bloccati dalla neve nella chiesa nel bosco infestato dai lupi. Stavano per morire di fame, quando sentirono bussare alla porta, e, aperto, trovarono un sacco pieno di pane con il contrassegno dei gigli di Francia. In quel momento Francesco d'Assisi era alla corte di Luigi VIII, e leggenda vuole che il santo avesse affidato agli angeli il pane per i suoi frati, chiesto per carità al re.
La tela del sacco fu conservata per tre secoli come tovaglia di altare. Nel Cinquecento cominciò ad essere spezzettata e distribuita come reliquia a diverse chiese e ai fedeli.
Con l’avvento di Napoleone e prima della soppressione francese del convento, la reliquia fu affidata dai frati ai confrati dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di Montella che avevano il loro oratorio nella chiesa Madre di Montella. La confraternita del Santissimo Sacramento, proprio per la sua particolare natura giuridica, non fu oggetto di alcun intervento di soppressione o di sottrazione di alcun bene né a seguito del decreto napoleonico del 1810 né tantomeno della legge (conosciuta come eversiva o anche Legge Rattazzi) dell’agosto del 1867 n.3848.
Nel 1828, dopo la riapertura del convento, il vescovo di Nusco decise che la reliquia fosse divisa tra la chiesa madre di Montella e quella di San Francesco: una parte tornò ai frati di San Francesco ed un’altra parte continuò ad essere custodita dai confrati dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento. La parte custodita dai frati di San Francesco, poiché custodita sotto vuoto, andò persa per sempre nel tentativo di riaprire l’involucro.
Quindi l’unico frammento ancora esistente era quello custodito per oltre 180 anni dai confrati dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento. All'inizio del nuovo millennio il Padre guardiano del convento di San Francesco a Folloni ne chiese la restituzione all’Arciconfraternita: cosa che puntualmente avvenne. La reliquia è oggi conservata in un reliquiario realizzato appositamente e collocato nella cappella del Crocifisso, a destra dell'altare della chiesa.
Cenni di storia recente - Nel 1960, con un atto di estrema attenzione e dedizione verso la comunità montellese e fedeli allo spirito dei fondatori, i confrati dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento decidono di donare l’intero complesso del ‘Monte’ all’Ente morale ‘Casa dei bimbi Irpini’.
L’intento era quello di mettere a disposizione della comunità un’opera di assistenza per l’infanzia ed un centro per la prevenzione della tubercolosi nei figli dei colpiti da questa malattia: infatti l’ente ‘Casa dei Bimbi Irpini’ possedeva strutture anche a Castiglione di Ravello e l’accordo includeva tra l’altro la possibilità di portare ogni anno un certo numero di bambini montellesi e della valle del Calore in quella splendida località di mare per trascorrere alcuni periodi di vacanza, utili anche alla loro salute.
Purtroppo però, negli anni successivi all’atto di donazione, l’Ente beneficiario non portò avanti il progetto concordato con l’Arciconfraternita, che era a fondamento della donazione. Addirittura non furono neanche iniziati i lavori murari di adattamento necessari al complesso per la nuova destinazione d’uso.
Per questo motivo, essendo venuta meno la finalità dell’accordo, i confrati dell’Arciconfraternita del SS. Santissimo decisero di intraprendere un’azione legale verso l’ente ‘Casa dei bimbi irpini’ per rientrare nella titolarità del bene.
Il giudizio, intentato a metà degli anni Sessanta, come sovente accade si è protratto per tanto (troppo) tempo, giungendo a conclusione nel 1989 con sentenza che decretava una vittoria piena ed assoluta dell’Arciconfraternita: annullamento della donazione e conseguente riconoscimento de continuum della proprietà e condanna dell’ente ‘Casa dei bimbi irpini’.
In questo periodo di vacatio intercorrente tra la data della donazione e la sentenza di annullamento della stessa sono intervenuti diversi accadimenti di cui ancora oggi vediamo gli effetti.
In questa sede, e per lo scopo che queste notizie hanno, vogliamo soffermarci solo su di uno in particolare, il più drammatico, il più tragico e traumatico: il sisma del 1980. A seguito di quella tragedia, la Soprintendenza è intervenuta sull’intero complesso riportandolo allo splendore attuale.
Tante bellissime professionalità hanno dato il loro contributo ai lavori di ripresa dell’intero complesso, splendidi luoghi danneggiati dal sisma e prima ancora dalla mano stolta ed ignorante dell’uomo (come recita la sentenza del 1989).
Nel 1989 sono stati ultimati i lavori della Chiesa, riconsegnata all’Arciconfraternita con una cerimonia solenne. I lavori del convento, giardino e castello, invece, sono proseguiti fino alla fine dello scorso decennio. Tuttavia soltanto nel 2020, sotto la presidenza di Michele Santoro, è stata finalmente risolta la querelle che liberava il sito da un'occupazione abusiva: finalmente l'intero Complesso rientrava nel pieno possesso dell'Arciconfraternita.
L’Arciconfraternita oggi. - La vita dell’Arciconfraternita è regolamentata dallo Statuto (quello attualmente in vigore è stato approvato dall’Assemblea dei Confrati nel giugno 2001 e dalla Curia Arcivescovile di Sant’Angelo dei Lombardi nel settembre dello stesso anno; esso è stato in seguito integrato/modificato con delibera n.5 del 20 maggio 2007 approvata dall’Assemblea dei Confrati e dalla Curia).
Oggi l’Arciconfraternita è costituita da circa 50 confrati, di cui trentacinque confrati ordinari (residenti e dimoranti in Montella) e quindici non residenti, denominati così in quanto dimoranti fuori Montella.
Sono organi dell’Arciconfraternita, ciascuno con proprio ruolo e compiti,: il Presidente; il Vice Presidente; il Segretario; il Tesoriere; il Maestro dei Novizi e delle Cerimonie, confrati che costituiscono il Consiglio Direttivo e l’Assemblea generale dei confrati.
L’ Arciconfraternita per Statuto si propone di perseguire finalità religiose, assistenziali, gestionali, culturali.
Oltre alla partecipazione a processioni e funzioni religiose, oggi l’Arciconfraternita è particolarmente attiva in iniziative sociali, con la presenza di confrati nella Caritas ed in altre associazioni ed Uffici diocesani, ma anche è anche promotrice di numerose iniziative culturali.
Da oltre 15 anni, ad esempio, l’Arciconfraternita del SS. Sacramento è editrice di un interessante e seguito periodico locale: Il Monte. Il periodico, nella cui redazione sono presenti diversi confrati ma che vanta anche numerosi collaboratori locali, si occupa di storia, di tradizione, di antologia, di lettura, di attualità.
Nel primo decennio del nuovo Millennio, sotto la presidenza del professor Carlo Ciociola, l’attività dell'Arciconfraternita ha goduto di un notevole impulso culturale: ha edito libri di notevole spessore culturale e religioso come quello sul Santuario del SS. Salvatore in Montella, come “….e passa lo millennio” di Tullio Barbone, un’interessante opera in dialetto montellese; ha inoltre organizzato convegni su numerose tematiche (Trentennale del terremoto in Irpinia, 150 anniversario dell’Unità d’Italia, 150 anniversario dalla nascita di Giulio Capone, ecc.), mostre, Settimane della Cultura (in collaborazione con la Soprintendenza di Avellino e Salerno), concerti jazzistici nello splendido scenario della terrazza del Complesso monumentale del Monte.
La presenza estremamente attiva e proattiva in questi ambiti hanno fatto dell’Arciconfraternita un indiscutibile punto di riferimento, nel pieno rispetto della tradizione della confraternita stessa che la vede come la più antica e carismatica Confraternita montellese.