Congrega Maria SS. di Modena

Il santuario di Maria SS. di Modena – certamente il piu’ antico dell’arcidiocesi di Reggio Calabria – e’ fra i piu’ antichi templi dedicati alla Vergine Madre dalla Pieta’ delle genti di Calabria.

"Se ne fa’ risalire l’origine ad epoca bizantina e pare che sia statio officiato dai monaci basiliani, tanto benemeriti della civilta’ e della fede di questa nostra terra (I mille santuari d’Italia – pag. 721) dai regesti pontifici apprendiamo che sul finire del 1300 era gia’ affidato alla responsabilita’ dell’arcidiacono del capitolo metropolitano sotto l’alta sorveglianza del vescovo di melfi, come in genere tutti i centri dismessi dai basiliani e ritenuti idonei di latinizzazione.

L’origine del titolo – secondo l’antica tradizione che non e’ propriamente "leggenda" (Fiore – Calabria illustrata) trova esauriente spiegazione nel fatto che sarebberio stati di Modena (Emilia) i carovanieri che han tratto in salvo la venerata effigie dal furore iconoclasta che imperversava in oriente.

Lo stesso titolo che troviamo gia’ italianizzato nel brepion o mappa della mensa arcivescovile, dice preciso riferimento alla citta’ greca di Mettone-Motone-Modena nel Peloponnesso o Morea: con tale citta’ Reggio intrattenne per secoli interscambi commerciali e culturali e intensa comunione di vita monastica ed ecclesiale.

Sul quadro della Vergine di evidente fattura bizantina – ma appesantito da sovrapposti motivi secenteschi – non si hanno notizie storicamente provate. gli anziani ricordano il tempio e l’attiguo ospizio distrutti dal terremoto del 1908 e riferiscono che la facciata del santuario era rivolta verso il mare ed insisteva sulla parte alta dell’attuale cimitero allora assai piu’ piccolo e piu’ a sud; le tombe sottostanti coperte con materiale di risulta e tuttora in parte visibili danno modo di constatare ancora l’esatta posizione del vecchio santuario.

La leggenda dice che il quadro della Vergine era tenuto da un turco che per disprezzo lo utilizzava per appogiarvi le stoviglie. una giovinetta cristiana, serva nella casa del turco, tutte le sere di nascosto lo puliva e recitava le preghiere. Una notte la vergine apparve alla giovane donna  e la invito’ a scappare portando con se il quadro. la ragazza ubbidi’ e scappo’ verso il mare dove, sorprendentemente, una nave era pronta a partire per l’italia.i marinai accolsero la ragazza con grande gioia e partirono senza indugio; con grande sorpresa, anche in assenza di vento, la nave procedeva spedita fino a quando, inspiegabilmente, si fermo’alla foce  del torrente s. agata e non si mosse nonostante i tentativi dei marinai. Il comandante capi’ che la madonna voleva fermarsi proprio in quel posto e ordino’ di sparare alcuni colpi di cannonne a salve per individuare il posto esatto dove poter costruire una chiesetta. Scesi a terra videro le tre bombe ammucchiate l’una sopra l’altra sul ciglione della rupe dove ora sorge la chiesa.iniziarono i lavori di costruzione ma non credendo a cio’ conveniente quel ciglione che da un momento all’altro poteva franare, scavarono una fossa per le fondamenta ai piedi della rupe in terreno piu’ solido. tornati il giorno appresso per continuare i lavori, con grande meraviglia trovarono il fosso ricolmo e le pietre e la calce accumulate lassu’ dove erano cadute le palle di cannone. Ripetuto l’esperimento per consiglio di un religioso, il prodigio si innovo’. allora, smesso ogni timore, costruirono la chiesa accanto all’orlo della rupe scoscesa che minaccia sempre di crollare ma non crolla mai.

Sull’architrave del portale dell’ospizio - che sorgeva all’incirca sul suolo dell’attuale tempio – si leggeva una data:1436. potrebbe indicare la data di fondazione dell’ospizio stesso o di un suo restauro ma non e’ riferibile alla chiesa che e’ molto piu’ antica (p.f.russo – storia dell’arcidiocesi di Reggio Calabria – volume ii pag. 156)

L’ospizio era in effetti il primo convento dei padri domenicani in reggio ai quali la chiesa di modena "e’ stata donata in custodia e la servono con ogni maniera di santita’ per la riverenza del luogo e per accrescimento della devozione" fino agli ultimi anni del secolo xvi come testimonia il basamento di una pregevole acquasantiera ancora in discreto stato di conservazione recante gli emblemi caratteristici dell’ordine di san domenico e la data chiaramente leggibile: MDXC.

Si conservano diplomi di laurea di questa epoca presso l’universita’ di messina recanti in frontespizio la riproduzione dell’icona bizantina della madonna di modena con invocazione "S. Maria de Modena ora pro nobis".

E’ pienamente valida l’ipotesi di romiti succeduti ai domenicani nella custodia del santuario, mentre pare accertarta una certa cura spirituale rivolta alla formazione dei "fratelli" della commissione o congrega o ancora confraternita (della cui erezione canonica non vi e’ alcuna memoria) anche se sembra possa essere stata fondata alla fine del 1400.

Va pure segnalato lo zelo e l’interessamento attivo di molti del clero diocesano nel corso dei secoli: esempi luminosi piu’ vicini a noi il nobile-povero parroco don Giacco morto in odore di santita’, il sacerdote poeta mons. Giorgio Calabro’, il dottissimo e piissimo mons. Stefano Zoccali, il cantore delle glorie di Maria mons. Natale Licari, l’insigne benefattore canonico Felice Lopresti ed il primate di Salerno, gia’ parroco di Villa Arangea, mons. Demetrio Moscato. tutti sulla scia di quel grande maestro di spiritualita’ e di saggio governo pastorale che restera’ nei secoli per l’arcidiocesi reggina mons. Annibale d’Afflitto.

A ravvivare la devozione alla madonna di modena fu proprio il santo vescovo annibale d’afflitto il quale soleva recarsi frequentemente a pregarvi e ad impetrarvi la materna protezione di maria in diversi frangenti del suo governo pastorale. Un tale Gavino Serra, sarto, che abitava vicino porta san filippo, standosene di buon mattino alla finestra, vide il prelato avviarsi a piedi scalzi verso la porta.scese in gran fretta ed accostatoglisi, chiese dove andasse cosi’ presto. "alla Madonna di Modena gli rispose". E il Gavino "ma la porta non e’ aperta…" "Dio provvedera’" soggiunse il vescovo. ed ecco che avvicinatosi alla porta san filippo questa fu trovata aperta."stordi’ il gavino e non ebbe ardire di parlare ma in silenzio lo segui’, e giunti alla chiesa della madonna trovarono anche li’ la porta aperta, dove entrati, dopo luna orazione accompagnata da frequenti picchiate di petto, tornarono alla citta’ sull’alba". Spero che la Madonna, disse il vescovo, ci dara’ la pioggia desiderata, ma voi tacete. e fu cosi’ perche’ in quel medesimo di’ incomincio’ la pioggia desiderata che duro’ per tre continui giorni.

Nello spirito di elia questi guardo’ al sacro colle di modena come ad un novello carmelo e specie nei periodi di siccita’ vi giunse frequentemente pellegrino a piedi scalzi ed ottenne dalla sollecitudine della celeste madre prodigiose piogge ristoratrici. la Madonna di Modena fu il rifugio cui spesso ed in forma ufficiale il santo vescovo invito’ tutto il popolo nelle ricorrenti calamita’ e vicissitudini della storia reggina sotto il suo lungo e fecondo episcopato.

Della materna protezione della Madonna di Modena verso il popolo reggino – specie nell’ora del dolore – per la fidente invocazione del venerabile d’afflitto vi e’ larga memoria nelle biografie del pio pastore (foti – vita del venerabile d’afflitto – pag.177) e nelle cronache del tempo (cronaca zappia-catizzone).

Risale a quest’epoca davvero aurea per la devozione mariana lo sviluppo dei pellegrinaggi o "viaggi" che sono ancora oggi un imponente spettacolo di umile e suggestiva fede popolare.

A qell’epoca certamente anche la nascita della confraternita voluta dal santo pastore. la confraternita, particolarmente benemerita per aver piu’ volte nei secoli ricostruito il santuario e promosso la devozione alla Madonna di Modena, continua a curare l’amministrazione del santuario ed a promuovere le celebrazioni novendiali in preparazione alla festa della prima domenica di maggio.

E’ viva anche ai nostri giorni la visione che ebbe il fiore: "Domenica prima di maggio. In Reggio si celebra la gran festa della Vergine, detta di Modena. Il concorso non e’ della sola Calabria ma della Sicilia ancora, cosi’ che par loro commune la solennita’"

Giornata veramente indimenticabile quella del 5 maggio 1963 che ha registrato uno degli avvenimenti piu’ memorabili nella storia delle meravigliose relazioni tra maria ss ed il popolo di Reggio. s.e. mons. Giovanni Ferro in una cornice di fervida commozione popolare incoronava la dolce immagine della madonna di modena con artistica corona d’oro, riconoscente dono dei devoti alla celeste protettrice.

La parrocchia S. Pio X eretta il 2 febbraio 1958 nella stessa sede del santuario, inizio’ la sua attivita’ con il primo parroco sac. Leonardo Altomonte (deceduto il 1° luglio 1989). a lui si deve la costruzione della casa dono di pace, attigua al santuario, e gestita dalle suore della carita’ di madre Teresa di Calcutta. La sua zelante opera e’ continuata con don Ercole La Cava, parroco dal 1989 al 1999 e sulla stessa scia opera proficuamente l’attuale parroco don Giovanni Licastro.

Il santuario e’ ricco di opere d’arte, di artistiche vetrate e di un pregevole mosaico.

Un altro mosaico e’ collocato sulla facciata esterna per ricordare la visita del santo padre giovanni paolo ii del 2 giugno 1988. evento indimenticabile che il piu’ antico santuario di reggio calabria ha vissuto da tramandare a perenne memoria. sempre sulla facciata esterna e’ stato eretto un artistico monumento bronzeo per ricordare il primo parroco della comunita’ don Lillo Altomonte.

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