Nel 1132 Ruggero II d’Altavilla dona all’abbazia di San Giovanni degli Eremiti di Palermo i possedimenti del Menzel Jusuf (casale saraceno) con una chiesetta intitolata alla Divina Madre.
Con l’arrivo degli Albanesi, questo territorio e la chiesetta viene loro affidata, alfine di poter esser risistemata e ampliata. Intorno a questo piccolo tempio, iniziano a costruire le prime dimore, e si istituisce una confraternita, dedicata alla Madre di Tutte le Grazie.
Il Rito Greco Bizantino dei fedeli Albanesi e il Rito Latino dei Siciliani, che vivono nei territori limitrofi, principiano una devozione verso la Madre di Dio che arriva ai giorni nostri.
Con i Capitoli del 1501, e le vicissitudini successive, la Chiesa viene ampliata e intorno alla stessa, viene costruito un Monastero.
Nel 1609 moriva Andrea Reres, Il Monastero venne aperto nel maggio 1648 e fu affidato a monaci di rito greco. P. Mitrofane, si era recato nel 1647 a Creta e, nell'anno successivo, era rientrato a Mezzojuso assieme ad alcuni monaci, reclutati nella zona dell'Acrotiri (Monastero di Aghìa Triàs) e altrove (Monastero di Ankaratho).Giunsero così in Sicilia: P. Geremia Scordili, P. Atanasio Cristoforo, P. Mitrofane Carsachi (forse lo stesso incaricato della Missione), e fratel Serafino di Macedonia. Successivamente, e fino alla prima metà del XIX secolo, altri monaci vi arrivarono direttamente da Creta o da altre isole dell'Egeo, come pure dalle regioni continentali della Grecia.
Primo abate fu Geremia Scrudili, che arrivò a Mezzojuso dal celebre monastero di Acrotiri dell'isola di Creta. I monaci promossero, oltre allo sviluppo delle scienze, un risveglio liturgico e l'amore per le sacre tradizioni, con immenso vantaggio della locale popolazione.
Dopo la morte dello Scrudili (1666), successe nel governo del monastero l'abate Malachia Rizzo, proveniente da Salonicco (Grecia).
I monaci cretesi rimasero scrupolosi osservatori delle rigorose discipline monastiche orientali, non trascurando nello stesso tempo di spargere il seme della cultura ellenica.
Si deve proprio a questo loro spirito, oltre che al loro talento artistico, la realizzazione in quei tempi di quella che attualmente costituisce la parte più cospicua e preziosa del patrimonio iconografico dell'Eparchia di Piana degli Albanesi. A Mezzojuso operò lo jeromonaco cretese Joannikio, uno dei più illustri iconografi che hanno operato nella tradizione bizantina pura al tramonto del suo splendore. Fedele alle austere regole del monachesimo orientale, alle quali era stato iniziato nel Monte Athos, perfettamente ligio ai canoni iconografici bizantini, curò una scuola di iconografia che continuò, in quest'angolo d'Italia, la produzione iconografica.
Altro aspetto che venne curato fu quello missionario. Dal 1693, da Mezzojuso si recarono in Chimarra (Albania) i primi monaci guidati dallo jeromonaco Nilo Catalano, che, nominato Vescovo, portò il titolo di Arcivescovo di Durazzo. Gli successe il siculo-albanese di Mezzojuso Filoteo Zassi.
Il Demanio dello Stato tentò di impossessarsi del Monastero, ma ha dovuto restituirlo alla Chiesa di Mezzojuso e, per suo tramite, alla Compagnia di S. Maria di tutte le Grazie, con Atti del 20 marzo 1871 e 27 aprile 1872, che lo amministrò fino al 1920, quando fu fondato l'Istituto Italo-Greco-Albanese “Andrea Reres “ alla cui amministrazione parteciparono anche i Monaci Basiliani.
I Monaci e i laici si occupano della festa di Santa Maria di tutte le Grazie, fino al 1997, quando muore l’ultimo monaco basiliano residente nel cenobio di Mezzojuso, da lì il monastero e la Chiesa viene affidata alla Curia di Piana degli Albanesi, che tenta di riaprire le attività all’interno del Monastero stesso.
A tutt’oggi la devozione per Santa Maria di tutte le Grazie è sempre viva, per i cittadini di Mezzojuso.
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